Si chiude ottobre, il mese della formazione. Tanti gli strumenti a disposizione delle PMI per accrescere le proprie competenze e il proprio capitale umano. Li abbiamo esaminati con Davide D’Onofrio amministratore unico di Veneto Più, l'organismo di formazione di Confapi Padova.
«La formazione aziendale non è uno strumento ma una strategia: indispensabile per adeguare la propria organizzazione alle sfide di un mercato mutevole, la cui trasformazione è accelerata da processi di transizione tecnologica e digitale, ambientale e sociale. Sostenere il continuo aggiornamento delle competenze significa rafforzare il principale degli asset competitivi di una piccola e media impresa», afferma il direttore di Confapi Padova, dott. Davide D’Onofrio. Con lui, che guida l'organismo di formazione Veneto Più Srl come amministratore unico, abbiamo fatto il punto sugli strumenti attualmente a disposizione delle imprese.
Perché questo riferimento al “momento attuale”?
«Perché oggi le aziende sono chiamate a un continuo aggiornamento non solo in materia di tecnologia – e penso all’ampio perimetro che racchiude tutto ciò che riguarda la digitalizzazione del lavoro, per non dire di tutte le applicazioni di information technology nell’industria – ma anche a riorganizzare il lavoro ai tempi del Covid. La pandemia le ha spesso costrette a impostare nuovi standard e nuove procedure di sicurezza, ma anche a rivedere le modalità stesse dell’organizzazione interna. Mi riferisco ovviamente alla diffusione del telelavoro e dello smart working, ma anche alla nuova mobilità dei lavoratori che ha reso indispensabile ripensare le metodologie di contatto in ambito commerciale e tecnico-commerciale, per fare un esempio penso al caso suggestivo dei programmi di assistenza da remoto grazie alla realtà aumentata. Tutto questo richiede nuove competenze, che vanno sostenute con percorsi continui di apprendimento che devono riguardare verticalmente tutta l'organizzazione, a partire dall'imprenditore».
Di fatto è impensabile, oggi, ipotizzare una strategia aziendale senza porsi il problema delle competenze indispensabili per il successo dell’organizzazione.
«Proprio così. Ma è un assunto, questo, ben assimilato dal nostro Sistema Paese, che rende disponibili numerose leve di intervento che possono – ma direi: devono – essere orchestrate fra loro per essere efficaci».
A quali strumenti si riferisce nello specifico?
«In primis, i tradizionali fondi interprofessionali che dai primi anni 2000 sostengono la domanda di formazione continua delle nostre imprese, un’offerta riguardo alla quale il Fapi, Fondo interprofessionale paritetico costituito da CONFAPI, CGIL, CISL, UIL, rappresenta un’eccellenza assoluta, dimostrata nei numeri dalla costante crescita delle adesioni (11 mila i lavoratori coinvolti nella sola provincia di Padova ndr). Ma a questi si affiancano le risorse stanziate a livello comunitario dal Fondo Sociale Europeo, gestite attraverso la Regione Veneto. Non solo. Almeno due altre importanti iniziative si sono aggiunte ad arricchire l’offerta a disposizione delle Pmi. Una è il Fondo Nuove Competenze gestito da ANPAL, l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, Fondo che si fa carico del costo del lavoratore in formazione, senza diminuire lo stipendio e senza costi per l’azienda. La seconda iniziativa comprende gli strumenti previsti all’interno del programma Transizione 4.0, con le linee guida della cosiddetta Formazione 4.0, che consente di accrescere le competenze in quelle che in genere vengono definite “tecnologie abilitanti”, al centro della nuova rivoluzione industriale. E non è tutto, perché a queste si assommano tutte le misure che sostengono l’innovazione nell’organizzazione, a partire dagli strumenti messi a disposizione in materia di Temporary management, che altro non è che un'acquisizione orizzontale di competenze. Una ricca dotazione che fa della formazione uno strumento cardine della strategia aziendale, imponendo una programmazione sul breve, medio e lungo periodo, che segua di pari passo gli obiettivi strategici delle imprese».
E le aziende del territorio, stanno recependo il messaggio?
«Sì, questa visione ormai è condivisa dal mondo imprenditoriale, ma deve trovare ulteriore spazio perché il valore del capitale umano, al di fuori di ogni logica retorica, è e sarà sempre di più l’elemento distintivo in materia di competitività e produttività. Veneto Più, con la sua squadra coordinata dalla dott.ssa Veronica Tono, ormai da diversi anni ha deciso di adottare una sua peculiare metodologia di approccio. Una metodologia che inquadra l’attività tipica dell’organismo di formazione non con un soggetto che propone o, peggio, “vende” formazione ma come un partner che finanzia e rende sostenibili gli investimenti aziendali in materia di aggiornamento e crescita del capitale umano e delle competenze. Gli strumenti ci sono, occorre utilizzarli sapientemente a beneficio delle imprese programmando le attività e coordinandole con le risorse. Occorre dedicarci del tempo, di sicuro: ma con un partner come noi i risultati arrivano! Con la nostra Veneto Più, abbiamo ridefinito il ruolo dell’Associazione, ben oltre la mera rappresentanza».